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La Chiesa di San Donato in Polverosa è una delle sorprese più significative che Novoli, quartiere di apparente recente costruzione, riserva al visitatore. Risale a oltre mille anni fa, vi partirono nel XIII secolo migliaia di cavalieri per le crociate e fu sede, praticamente inglobato dal gigantesco progetto della villa Demidoff, dovuta al principe russo che nel XIX secolo decise di vivere a Firenze.
Officiata da don Mauro, la Messa per i nostri defunti, ha ricordato quanti ci hanno preceduto nel Club. In un breve intervento, prima di leggere la preghiera del rotariano, il presidente Cortigiani, indossando il collare con i nomi dei presidenti del passato, ha rivolto un pensiero a quanti di loro sono scomparsi.
Nella sala teatro abbiamo poi ascoltato la conferenza dell’ing. Rubbieri che ha ripercorso le vie del quartiere secondo le direttrici delle vie che escono da Firenze verso ovest, presenti il presidente dell’attuale Quartiere 5 F. Ferraro e la consigliera comunale A. Innocenti che hanno portato il loro appoggio all’iniziativa del Club che ha accompagnato la visita a Novoli con un service a favore della Associazione Sale della Terra che opera in Congo per l’istruzione dei giovani africani (Istituto industriale a Mahamba) e l’obiettività dell’informazione con Radio Moto nel Nord Kivu.
L’ing. Rubbieri, dopo la storia del Quartiere, si è concentrato sulla Villa Demidoff che il principe russo costruì nell’ottocento come una reggia rinascimentale con un giardino di eccezionale importanza. Circa cento anni fa, dopo che in quelle terre si erano sviluppate novità di ogni genere, da una fabbrica di seta al primo campo da golf fiorentino, il complesso fu venduto e la successiva guerra mondiale ne distrusse l’immenso patrimonio di cui solo poche piante furono salvate al Giardino dei Semplici.
Nel dopoguerra lo sviluppo urbano, industriale, abitativo e oggi terziario (università, Regione, tribunale) ne hanno cambiato completamente il volto. Sorprendentemente, però, il corpo principale della villa e la Chiesa sono stati recuperati da una ristrutturazione accurata una decina di anni fa, creando una nuova vita per gli spazi rimanenti. E’ ciò che è accaduto anche altri edifici storici di Novoli che dalla via polverosa sono divenuti piccoli gioielli nel nuovo centro metropolitano.
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Il quinto comandamento (non uccidere) viene infranto anche sulla strada. Ben 3.000 sono i morti in un anno per gli incidenti che il nostro relatore ha definito episodi di violenza stradale. Con pacatezza straordinaria il dott. Ciappi ha descritto la morte di suo figlio Matteo (1988-2015) avvenuta in seguito all’incidente del 5 settembre 2015, quando un’auto bucò a 70 all’ora il semaforo, rosso da 4 secondi, tra le vie fiorentine Lorenzo il Magnifico e Poliziano.
Dottore forestale, professionista a Cremona, attivo e promettente, Matteo muore dopo una settimana di coma. Donati gli organi. Resta una domanda: vita sprecata? No, se capiamo le ragioni di tanta violenza che causa in un anno 3.000 morti, 200.000 feriti con 15.000 persone che subiscono con danni permanenti mentre altre migliaia tra parenti, amici, colleghi… la Nazione tutta vengono privati delle potenzialità di qualcuno.
Un gravissimo impatto sociale da non sottovalutare per imparare a non uccidere sulla strada per distrazione, velocità, semafori non guardati, telefonini in primo piano ma soprattutto a causa dell’indifferenza, vero tarlo culturale che la testimonianza del dott. Ciappi e l’azione della Fondazione da lui promossa cercano di superare.
Negli ultimi anni la legge si è occupata, come ha detto il nostro Taddei Elmi, dell’introduzione del reato di omicidio stradale e al nuovo codice della strada. Basta? No, se non ci impegniamo tutti per stare attenti, per noi e per gli altri.
La nostra riunione si è svolta per la prima volta al Circolo Ufficiali dove abbiamo ricevuto una ottima accoglienza.La nostra riunione si è svolta per la prima volta al Circolo Ufficiali dove abbiamo ricevuto una ottima accoglienza.Alla riunione ha partecipato per la prima volta l’avv. Quadrini, nostro nuovo socio che riceverà il distintivo al Columbus domenica 12.
Presenti anche la presidente del RC Palermo Libertà, Mariagabriella Licari con Alfredo Roccaro. Dopo un breve indirizzo di saluto, lo scambio dei guidoncini.
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Nelle penombre del Circolo Ufficiali, la riunione ha cercato di fare luce sulla lunga vicenda dei risarcimenti ai familiari delle vittime di stragi naziste, compiute in particolare tra il 1943 e il 1944 durante la violenta ritirata germanica in Italia. L’avv. Diego Cremona ha sul tema un’esperienza profonda, giuridica e umana. Spesso ha incontrato il nostro presidente avv. Cortigiani, controparte necessaria quale avvocato dello Stato. Se infatti già nel 1961 la Repubblica federale di Germania concluse importanti accordi con altri stati europei per indennizzare le vittime delle persecuzioni naziste, la vicenda italiana, allora apparentemente conclusa con un versamento di 40 milioni di marchi, è proseguita sia contro la stessa Repubblica federale che verso l’Italia.
Le cicatrici di quella stagione di violenza continuavano a far male ma la crescente integrazione europea e il tempo trascorso, come accaduto anche in altre questioni di guerra, rendevano gli stati, a cominciare dall’Italia, estremamente prudenti. E’ in questo clima che la Germania ha contestato la decisione dell'Italia di consentire alle vittime di citare in giudizio i crimini di guerra nazisti nei suoi tribunali civili, ricorrendo nel 2011 alla Corte internazionale di giustizia che si è pronunciata a favore della Germania, stabilendo che l'Italia era venuta meno ai suoi obblighi autorizzando tale procedimento.
Di conseguenza, il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia non è più apparso un rimedio possibile per le vittime. La questione tornava italiana. Il Governo Draghi, nel 2022, è pertanto corso ai ripari istituendo un fondo di qualche decina di milioni nel bilancio dello Stato per pagare i risarcimenti via via decisi dei tribunali. Un fondo insufficiente, ha detto l’avv. Cremona che valuta in oltre 600 milioni il valore dei probabili risarcimenti.
A questo punto, rendendosi conto della difficoltà in l’Italia potrebbe trovarsi, ha esposto ragionevoli soluzioni politico-diplomatiche, tenuto conto che esistono in Germania istituzioni dedicate al ristabilimento di una memoria condivisa sui crimini del periodo nazionalsocialista, che potrebbero intervenire come hanno già fatto in alcune iniziative culturali. Nel dibattito interventi di Selleri, Cobisi, Azzaroli, Mazzoni, Taddei Elmi ed altri hanno permesso all’avv. Cremona di fornire importanti valutazioni sul tema che resta uno dei più dolorosi della storia della II Guerra Mondiale, le cui conseguenze ancora fanno male.
A oltre 80 anni di distanza la posizione dell’Italia è delle più complicate a causa della divisione che si produsse dopo l’8 settembre 1943 nella penisola con un popolo lasciato in balia di quanti si davano battaglia nelle sue terre e le cui sofferenza non sono finite.
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Ci sono state soprattutto esperienze personali nella puntuale descrizione delle criticità che la persona diversamente abile incontra ogni giorno, dalla ricerca del lavoro, alla mobilità, alla compressione della sua dimensione vitale. La relazione ha quindi ampliato il tema per raggiungere tutti gli aspetti della vita quotidiana. Negli anni abbiamo imparato a confrontarci col problema, grazie alla migliorata sensibilità generale in materia e il tentativo di abbattimento delle barriere architettoniche, cercando così di dare attuazione al diritto alla libertà di movimento. Sono quindi migliorati gli accessi sui mezzi pubblici, negli edifici pubblici, nei luoghi di spettacolo.
Molto resta tuttavia da fare. Monaco ha ricordato in particolare un convegno nell'auditorium di un importantissimo e moderno edificio cittadino dove la sala, in pendenza e con lunghe scalinate per scendere verso il tavolo dei relatori, non le ha permesso di raggiungere il palco. Laddove manca una sensibilità (nelle istituzioni e nelle normative, soprattutto) verso la dimensione umana e relazionale del diversamente abile si fanno subito esperienze negative. Difficoltà enormi esistono a trovare case adatte in città. Gli stessi servizi sociali le hanno proposto zone periferiche molto lontane Centro storico, dove lavora e ha sempre vissuto. sia per la salvaguardia delle sue relazioni interpersonali (amicizie, ecc.). E’ evidente che la persona diversamente abile, anche se l'appartamento è dotato dei comfort necessari (bagno adeguato, assenza di scalini, ampiezza delle porte, accessibilità dall'esterno) quando è troppo lontana dalle sue relazioni e dal suo usuale habitat, vede sfumare sia le relazioni con la cerchia degli amici sia la quotidianità cui era abituata prima dell'insorgere della malattia e nel cui contesto è nata e cresciuta.
Problema evidentemente sia di pianificazione urbanistica, di normative sociali inclusive ma anche di sensibilizzazione degli Enti come della popolazione in generale.
Il riferimento costante alla propria vita ha molto commosso i presenti e la stessa relatrice che tuttavia ha dato prova di coraggio, competenza e di un temperamento positivo che il volto attesta al di là di ogni dubbio.
C’è di che riflettere per agire, ognuno dove può
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Il Club, riunito in assembea, ha ascoltato le relazioni del tesoriere 2024-2025 Domenico Ferraro del past president Stefano Selleri e dell’Organo di controllo Cinzia Nisticò.
Dopo ampia discussione il bilancio consuntivo chiuso al 30.06.2025 è stato approvato all’unanimità dei presenti.
In prosecuzione l’assemblea ha eletto Emanuele Bartoli quale Organo di controllo per l’a.r. 2025-2026.
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La III Festa della famiglia del R.C. Firenze Est, un pomeriggio con giochi e animazione per bambini e ragazzi si è svolto a "Le Cure dell'Horto" (Area Pettini-Burresi - Via Faentina 147) in collaborazione con l'Associazione Le Curandaie APS i cui volontari hanno illustrato ai bimbi l’orto e la Casetta degli Insetti (il piccolo progetto che abbiamo fatto lo scorso anno).
Il presidente Cortigiani, intervenuto con gran parte della sua famiglia, ha consegnato un buono spesa per articoli agricoli alla associazione come service legato alla riunione poi spazio a Claudia Mezzapesa, la progettista che ha seguito l’Horto sin dall’inizio e a Francesca -vicepresidente dell’associazione- che con i volontari Machteld, Giovanna, Antonella e Delio ha spiegato della casetta degli insetti, adesso abitata da alcune api.
Gli ospiti più giovani hanno poi indossato i guanti da veri giardinieri e sono stati guidati a piantare e seminare nelle vasche dell’orto, sotto la guida attenta dei volontari.



