La visita si è svolta in un’assolata fine mattinata di aprile col Prof. Tonelli espertissima guida. La FORAB (Fellowship Rotariana degli amanti dei Libri antichi e Rari) ha sostenuto l’iniziativa fornendoci alcune significative informazioni.
La mostra “Ferri per curare per un ospedale da non dimenticare” intende ricordare e valorizzare la storia dell'Ospedale fiorentino San Giovanni di Dio, struttura di assistenza ed ospitalità fondata come S. Maria dell’Umiltà nel 1380 grazie alla generosità della famiglia Vespucci, che in Borgo Ognissanti aveva le proprie case e da cui un secolo dopo nacque Amerigo Vespucci che avrebbe dato il suo nome al quarto continente.
La vocazione chirurgica dell’ospedale ebbe inizio nel 1587 con l'arrivo dell'Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni di Dio detti Fatebenefratelli, dall’invocazione che il Santo rivolgeva a tutti quelli che incontrava. San Giovanni di Dio (1495-1550) prima della sua sconvolgente conversione religiosa per cui si dedicò all’assistenza ed alla cura dei malati, aveva fatto giovanissimo il pastore, poi il soldato professionista ed il libraio prima ambulante a Gibilterra e poi con una piccola libreria a Granada, per cui è patrono dei librai e dei tipografi
Da allora l’ospedale ridenominato “San Giovanni di Dio” divenne un'istituzione di primo piano nella rete ospedaliera fiorentina, consolidando la sua specializzazione chirurgica fino alla chiusura nel 1983 quando venne trasferito a Torregalli come “Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio”.
L'evento espositivo, le conferenze correlate e il catalogo mirano a ripercorrere non solo le tappe della storia della chirurgia e degli strumenti chirurgici ma anche a promuovere il recupero funzionale del complesso di Borgognissanti, ove sono gli edifici dell’Ex-Ospedale, nella rete sociale e sanitaria della città.
La mostra “Ferri per Curare” si svolge alla Marucelliana grazie alla disponibilità della direttrice (figlia di 2 medici che operarono proprio in quell’ospedale). E’ aperta fino al 9 maggio 2025 con ingresso gratuito, e visitabile negli orari di apertura della biblioteca (lunedì, mercoledì, venerdì: 8:30 - 14:00 - martedì, giovedì: 8:30 - 17:00 - sabato e domenica: chiuso).
L'esposizione ripercorre grazie a prestiti di importanti musei e collezionisti privati, l’evoluzione della chirurgia attraverso strumenti e apparecchiature di varie epoche storiche: dagli strumenti etruschi e romani fino alla chirurgia robotica contemporanea. Spiccano le 3 cassette con strumentario chirurgico realizzato con acciaio della Carinzia, dal coltellinaio viennese Joseph Malliard, su disegni del protochirurgo dell’Armata Imperiale Austriaca Giovanni Alessandro Brambilla e donati dal Granduca Pietro Leopoldo (fratello di Giuseppe II Imperatore d’Austria e grande estimatore del Brambilla) all’Arcispedale di Santa Maria Nuova nel 1785.
Presente l’astuccio chirurgico di Ferdinando Zannetti l’insigne chirurgo fiorentino, intrepido protagonista del Risorgimento e famoso per l’estrazione del proiettile ritenuto dalla caviglia di Garibaldi (23 novembre 1862) ferito tre mesi prima nella sfortunata impresa romana fermata dai Bersaglieri del Re sull’Aspromonte (29 agosto 1862). A completare l’esposizione una selezione di disegni e stampe anatomiche cinquecentesche (Raffaello, Cigoli, Pollaiolo) insieme a preziosi libri antichi di argomento anatomico e chirurgico (Vitruvio, Vesalio, Benivieni, Berengario da Carpi, Paré, Eustachio, Scarpa, Brambilla, Bourgery, Mascagni et al.)
La Biblioteca Marucelliana fu voluta dall’abate Francesco Marucelli grande bibliofilo, collezionista erudito, umile e pio (1625-1703 morto a Roma), che nel suo testamento donò la sua collezione di 6000 libri ed una cospicua rendita da far fruttare per costruire nella natia Firenze una biblioteca “Publicae maxime pauperum utilitati”. Si trattò di una delle prime strutture edificate proprio allo scopo di essere biblioteca e non di un palazzo preesistente riadattato allo scopo. All’interno è tuttora visibile il mirabile grande modello ligneo della struttura fatto fare in sede progettuale dal Dori, ed in cui si apprezzano con precisione oltre alla struttura generale dell’edificio alcuni minuziosi particolari come le scaffalature settecentesche della grande sala di lettura che sono tuttora in sede ed accolgono i libri delle collezioni originali dei Marucelli. Il primo bibliotecario fu il canonico Angelo Maria Band ini (1726-1803) che, nominato da Mons. Alessandro Marucelli, nei 50 anni di servizio (era contemporaneamente anche il Bibliotecario della Medicea Laurenziana) ampliò moltissimo la collezione attraverso molte nuove acquisizioni, anche di disegni e stampe (fra l’altro la collezione raccolta nel 1700 da Francesco di Ruberto Marucelli, ultimo del ramo principale della famiglia che si estinse con lui) e di manoscritti (il fondo di Anton Francesco Gori) nonché di molti volumi (incunaboli, cinquecentine) a seguito delle soppressioni ecclesiastiche (Gesuiti nel 1776, in seguito di monasteri e confraternite) soppressioni a cui per altro il Bandini si era opposto.
L’opera (mai edita) che accompagnò la creazione e l’evoluzione della Biblioteca fu il “Mare Magnum omnium materiarum”, una bibliografia in cui divisi per argomento dovevano essere riportati tutti i libri stampati sui vari argomenti: dai 15 tomi manoscritti di Francesco, Alessandro arrivò a 24, ma il Bandini giunse a ben 111